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I misteri dell'arte: Giovanni Bellini, Il festino degli dèi

Aug 12, 2015

Giovanni Bellini aveva stabilito di dipingere solo quadri contenenti personaggi sacri. Aveva rifiutato perfino un incarico di Isabella d'Este, che desiderava una tela di soggetto profano per il suo studiolo di Mantova.

Giovanni Bellini, autoritratto, 1499

Nella produzione dell’artista Il festino degli dèi, realizzato nel 1514 e conservato oggi alla National Gallery di Washington, rappresenta dunque un’eccezione. Forse anche per questo ha stimolato diverse interpretazioni e fatto nascere dubbi sul significato di alcuni suoi elementi.

Giovanni Bellini, Il festino degli dèi (1514), National Gallery, Washington

Destinato alle sale private di Alfonso d’Este, in particolare alla sua “camera d’alabastro“, il quadro sembra celare significati ambigui. Innanzi tutto, le scene sono sorprendentemente azzardate: Nettuno insidia l’intimità di Cibele, le ninfe hanno i seni scoperti, Priapo solleva la veste di Loti.

Il clima, più che di festa, è di indolente lascivia. I personaggi maschili, dai satiri agli dèi, hanno atteggiamenti ben poco “divini” e volti tutt’altro che regali e ieratici: si veda, per esempio, il Nettuno in primo piano.

Alcuni pensano che, in questa rara rappresentazione profana, Bellini abbia voluto comunque esprimere il sacro che aveva dipinto per tutta la vita, raffigurando il degrado morale cui era giunta la Chiesa dell’epoca, prima con il papato di Alessandro VI e poi con quello di Giulio II. Simbolo del primo era, non a caso, l’asino: lo stesso che troviamo alla sinistra nel quadro.

Nella Cibele insidiata da Nettuno è stata riconosciuta addirittura la figlia di Alessandro VI, Lucrezia Borgia, costretta dal padre a sposare uno Sforza. La mela cotogna rappresenterebbe il matrimonio e le fattezze di Nettuno, scuro di pelle e con i capelli ricci, sembrerebbero alludere a un “Moro”.

Lo strano bicchiere rovesciato al centro della scena ricorda una pisside, il contenitore sacro per l’eucarestia. La sua condizione di abbandono pare il commento adeguato allo scenario allegorico allestito dal pittore.

Vocabolario:

  • il festino: festa con ballo, musica, rinfreschi;
  • dipingere: rappresentare artisticamente o con intenzione artistica un oggetto reale o immaginario per mezzo di colori;
  • il quadro: dipinto di forma quadrangolare;
  • l’incarico: atto dell’incaricare, dell’affidare cioè ad altri una cura, un compito particolare o una funzione, un ufficio provvisorio;
  • la tela: dipinto a olio, o anche a tempera, eseguito su tela opportunamente preparata;
  • il soggetto: argomento, tema;
  • lo studiolo: nei grandi palazzi signorili rinascimentali, ambiente destinato alla conservazione e all’esposizione di oggetti preziosi e opere d’arte;
  • stimolare: eccitare, irritare, rendere più vivo un sentimento;
  • la camera d’alabastro
  • celare: nascondere, tener nascosto alla vista d’altri;
  • ambiguo: di significato incerto, che può essere variamente interpretato;
  • azzardato: troppo osato, arrischiato;
  • insidiare: tendere insidie, cercare di attirare qualcuno in un tranello, di ridurlo con inganno o di sorpresa in nostro potere, di causargli nascostamente danno materiale o morale;
  • scoperto: esposto alla vista;
  • la veste: il vestito
  • indolente: di persona che non reagisce o reagisce lentamente agli stimoli esterni; quindi apatico, pigro, fiacco nei movimenti e nell’operare;
  • la lascivia: disposizione a una intemperante sensualità, soprattutto in quanto si manifesti o si esprima in forme compiaciute nel comportamento, negli atti, nelle parole, negli sguardi;
  • il volto: il viso;
  • ieratico: di cosa (soprattutto di atto, aspetto, gesto, parola) improntata a una compostezza sacerdotale, solenne;
  • in primo piano: la parte del soggetto più vicino a chi guarda;
  • il degrado: avvilimento morale, stato di abiezione;
  • il papato: periodo di tempo nel quale un papa esercita la sua potestà;
  • l’asino
  • la mela cotogna
  • le fattezze (pl.): le forme della persona, e soprattutto i lineamenti del viso;
  • alludere: rimandare per via simbolica ad altro fatto, immagine o concetto;
  • la pisside: vaso sacro in forma di coppa con coperchio (che ulteriormente si copre con un velo), generalmente di metallo prezioso, e comunque sempre dorato all’interno, destinato a contenere le ostie consacrate;
  • il contenitore: denominazione generica di recipienti, involucri, casse, e sim., di forma e materiali adatti, destinati a contenere oggetti o materiali particolari;
  • l’abbandono: l’atto, il fatto di abbandonare; l’essere abbandonato; condizione in cui rimane chi o ciò che è stato abbandonato;
  • allestito: che è stato organizzato, preparato, predisposto.

This column was published by the author in their personal capacity.
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